Olio di palma, il parere dell’I.S.S.
ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’ Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare – Prot. 19/02/2016-0004929 – Prot. ISS 26341/SVSA-AL.22
Risposta al foglio del 09/90/15 n. 34869-P
MINISTERO DELLA SALUTE D.G.I.S.A.N. Viale Giorgio Ribotta N. 5 00144 ROMA
c.a. Dr. Giuseppe RUOCCO, c.a. Dr. Giuseppe PLUTINO
Fonte: www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2481_allegato.pdf
Non ci sono evidenze dirette nella letteratura scientifica che l’olio di palma, come fonte di acidi grassi saturi, abbia un effetto diverso sul rischio cardiovascolare rispetto agli altri grassi con simile composizione percentuale di grassi saturi e mono/poliinsaturi, quali, ad esempio, il burro. Il minor effetto di altri grassi vegetali, come ad esempio l’olio di girasole, nel modificare l’assetto lipidico plasmatico è dovuto al minor apporto di acidi grassi saturi e al contemporaneo maggior apporto di polinsaturi. A ulteriore riprova che gli effetti sulla salute dell’ olio di palma sono legati alla sua composizione in acidi grassi, si osserva che il suo consumo non è correlato all’aumento di fattori di rischio per malattie cardiovascolari nel soggetti normo-colesterolemici, normopeso, giovani e che assumano contemporaneamente le quantità adeguate di polinsaturi. E’ altresì evidente, per le stesse ragioni, che fasce di popolazione quali bambini, anziani, dislipidemici, obesi, pazienti con pregressi eventi cardiovascolari, ipertesi possano presentare una maggiore vulnerabilità rispetto alla popolazione generale. Per tale ragione, nel contesto di un regime dietetico vario e bilanciato, comprendente alimenti naturalmente contenenti acidi grassi saturi (carne, latticini, uova), occorre ribadire la necessità di contenere il consumo di alimenti apportatori di elevate quantità di grassi saturi i quali, nelle stime di assunzione formulate nel presente parere, appaiono moderatamente in eccesso nella dieta delle fasce più giovani della popolazione italiana.
Notizie e pareri contrastanti sugli effetti che l’olio di palma ha sulla salute. Che siano informazioni artatamente costruite per ridurre il consumo e conseguentemente la produzione cercando di arginare così la deforestazione e la conversione di vaste aree alla coltivazione di palme?
In altri termini, il vero problema dell’olio di palma è il suo rapporto con l’ambiente?
Provate ad andare al seguente indirizzo, https://it.wikipedia.org/wiki/Olio_di_palma. Probabilmente condividerete che il dubbio possa essere legittimo. E, se così fosse, la strategia messa in atto è molto sporca poiché gioca con le sensazioni, le emozioni, le paure della gente.
“Pur essendo in teoria una fonte di energia rinnovabile, il carburante da olio di palma è osteggiato da diverse associazioni ambientaliste (per esempio Greenpeace e Friends of the Earth) a causa degli effetti collaterali della sua produzione, che includono la necessità di convertire alla coltivazione di palme aree ecologicamente importanti come zone di foresta pluviale o aree precedentemente adibite alla produzione alimentare. Inoltre, la monocoltura di palme da olio può produrre considerevoli emissioni di carbonio; in Indonesia e Papua Nuova Guinea, per esempio, il terreno per la coltivazione è stato preparato spesso drenando e dando alle fiamme aree di foresta palustre e torbiera, con un conseguente rilevante danno ambientale, ed è stato valutato che anche in seguito a questi fenomeni l’Indonesia sia diventata il terzo emettitore mondiale di gas serra; inoltre la deforestazione minaccia d’estinzione gli oranghi, diffusi solo in quelle aree. Secondo il rapporto congiunto della Banca Mondiale e del Governo britannico, il solo settore forestale indonesiano sarebbe responsabile del rilascio in atmosfera di 2,563 MtCO2e (Metric Tonne (ton) Carbon Dioxide Equivalent). Secondo il Rapporto quinquennale FAO sulle foreste del 2007, la sola Indonesia perde un milione di ettari all’anno di foreste pluviali. La United States Environmental Protection Agency (EPA) ha escluso il biodiesel da olio di palma dai combustibili ecologici, proprio perché l’impronta di carbonio derivante dalla sua produzione non permette la riduzione del 20% richiesta per le emissioni dei biocarburanti: l’olio di palma ha costi ambientali elevatissimi alla produzione.
Anche in Africa la palma da olio inizia ad espandersi nelle regioni forestali, minacciando importanti ecosistemi; questo è il caso per esempio della Costa d’Avorio, dell’Uganda e del Camerun.”