SOSPETTA assiduità d’uso, in ricerca cardiologica, degli end-point combinati
Ogni giorno vengono pubblicati almeno dieci articoli, qualcosa come tremila in un anno.
Il problema non è soltanto nella quantità eccessiva ma anche nella qualità, spesso influenzata da distorsioni dovute ad una metodologia di ricerca imperfetta o a condizionamenti causati da interessi commerciali.
Un importante e plausibile rischio di conclusioni ingannevoli associate all’uso degli end-point è quello di attribuire riduzioni della mortalità ad interventi che, di fatto, non riducono le percentuali di decessi.
Era l’anno 2007 e il n. 3 del BIF (Bollettino di Informazione sui Farmaci), pubblicato dal Ministero della Salute, riportava una intervista a Jason W Busse (Dipartimento di Epidemiologia e Biostatistica, McMaster University, Hamilton, Canada) uno degli Autori di uno studio importante pubblicato sul BMJ. … cosa è cambiato? Nulla, anzi…