OCCHIO SECCO? Colpa anche dei dispositivi digitali
La sindrome da disfunzione del film lacrimale (tear dysfunction syndrome) è la più recente e corretta denominazione della DES (DRY EYE SYNDROME) o sindrome dell’occhio secco.
La sindrome viene comunemente classificata in due forme:
Dislacrimia: dovuta a eccessiva evaporazione lacrimale (è provocata dall’ostruzione o dal malfunzionamento delle ghiandole di Meibomio che si trovano nelle palpebre).
Ipolacrimia: legata a ridotta produzione lacrimale (si verifica quando le ghiandole lacrimali non creano una quantità sufficiente di soluzione acquosa in grado di mantenere l’umidità oculare).
Sono stimati in oltre 350 milioni le persone che nel mondo soffrono di questo disturbo.
In Italia ne soffre il 25% della popolazione generale, con maggiore incidenza nelle donne, specie dopo i 45 anni (50%).
In occasione della Giornata mondiale della vista è stato presentato uno studio dal quale emerge che il 57% degli intervistati trascorre davanti ai dispositivi digitali una media di 5 o più ore al giorno. Questa abitudine di esposizione prolungata è motivo di riduzione degli ammiccamenti (chiusura ed apertura delle palpebre), sino ad arrivare a metà dei normali 15, contribuendo così ad una alterazione dell’equilibrio che regola la secrezione e la distribuzione del film lacrimale.
I sintomi più comuni: fastidio agli occhi; difficoltà nell’apertura della palpebra al risveglio, bruciore, arrossamento degli occhi, alterazione della vista, sensazione di corpo estraneo negli occhi, fotofobia (sensibilità alla luce), dolore (in alcuni casi).